Saigon

Sono partito venerdì con Qatar Airways e avevo un bel sospetto di essere l’unico israeliano a bordo. Per poco non ero l’unico sinalese – alcuni di voi sapete perché mi sentivo proprio a casa. Ma avevo un dubbio – i voli di El Al sono pieni di israeliani tornano a casa o vanno in viaggio, si sente l’ebraico urlato già nel duty free. Ma dov’erano i qatari? (qataresi? qatarini? qatariggiani?) Gli attendanti di volo erano tutti indiani e il pilota – si chiamava capitano ma mica è un aereo d’esercito – parlava con un accento australiano. Anche a Doha sapevo di stare nella penisola arabica e non in Pakistan solo per la vista monocroma dal finestrino. Vedo più keffìa a Milano e sento più arabo dal fruttivendolo sulla Portuense.

Qualche ora di più ed ero sul volo per Occi Minno. Non credo che quando i miei si sono sposati a Chicago nel ’68 potevano immaginare che il loro figlio andrà a un ritiro Zen in Vietnam! Alcuni dicono che il mondo è più in guerra adesso o che c’è più violenza, ma non ne sono sicuro, almeno qui c’è meno orrore che trent’anni fa. Sono sceso dall’aereo e ci voleva circa un’ora a sistemare il visto; finalmente sono uscito al caldo, all’umido, alle strade affollate di motorini che comunicano tra di loro come i pipistrelli – con suoni a intervalli fissi e con l’udito. Vedevo due adulti che portavano due bambini tra di loro sulla moto, un altro tirava accanto una bici come sidecar. Insomma ero preso dalla nostalgia per l’india.

Dopo avere affittato una stanza in albergo ho cambiato vestiti e sono andato a cenare. Non volevo mangiare dal buffetto di albergo e non stavo in un quartiere turistico quindi tocca a fare una passeggiata, tra i motorini, i taxi e i bici, a nuotare nella nebbia di umidità e inquinamento. Finalmente ho trovato un posto per sedermi. Il posto non era casareccio ma neanche di lusso, c’erano quattro cinque tavoli fuori e lo stesso in una sala interna. Gli altri clienti erano in gruppi di due, tre e quattro, sia maschi sia donne. E dal piano superiore sentivo la musica – prima Bryan Adams e poi rock vietnamita – e ogni tanto ho visto delle coppie giovani salire e scendere (non quel tipo di salire e scendere). Subito ti portano del tè verde freddo al gelsomino. Quando sono arrivati i miei noodles con la verdura su un brodo denso, parevano cappelli d’angelo finché gli ho attaccato con la forchetta e ho scoperto che non erano al dente ma fritti. Strategia – spezzarli con la forchetta così assorbano bene il brodo. C’erano le carote, il prezzemolo, qualcosa simile al sedano, la cipolla e un bel sapore di aglio. Costo complessivo di una bottiglietta d’acqua minerale: 27.000 Dong, uguale a circa un euro e trenta centesimi.

Yum yum.

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