Che fai tu in macchina?

E’ vero. Gli americani mangiano in macchina. Non sai quanti colazioni pranzi e ceni ho ingoiatato da bambino nella stescenuegon di mia madre e poi da adolescente nella mia Hyundai Excel (prima che la distrussi pensando di essere il terzo Blues Brother). E’ la cultura del drive-through (non drive-in: il cinema/parcheggio) dove ognuno può esprimere la sua libertà acquistando un hamburger, un’insalata, qualche taco o burrito oppure uno yogurt soft (esiste lo yogurt hard?) senza dover slacciare la cintura di sicurezza.

Certo che fa schifo. Ma qualcosa mi è venuto in mente mentre gustavo un maccheroni and cheese fresco dal microonde nella sedia di passeggero della SUV di mia madre. Non è solo che manca agli americani la cultura della tavola (si sa che non esiste la frase buon appetito) e del gusto, ma c’è qualcos’altro.

Gli americani mangiano in macchina perché possono.

La gente guida alla velocità legale. In una corsia sola. Senza le sinfonie dei clacson. Segnalando quando superano e quindi senza paura del matto che gli supera senza preavviso. Con il cambio automatico. Verde è verde e rosso è rosso. Tra strade larghe e ben mantenute grazie alle tasse che non evitano.

Guidare in America, anche in città, è tranquillo. Si può mangiare e devo dire, non è solo che in Italia c’è il gusto della tavola e una cucina tra le migliori nel mondo. Non si mangia in macchina anche perché guidandovi non ti viene la fame ma l’ulcera.

3 pensieri su “Che fai tu in macchina?

  1. Dimentichi Bar che noi, in Italia, in macchina facciamo le prime esperienze erotiche ed alcuni di noi ne restano segnati tutta la vita: ci eccitiamo di più se flirtiamo seduti du una sedia in mezzo a un sacco di gente… :O)

    Questo commento non te lo aspettavi da me Eh?
    bacioni anto

  2. …la macchina…
    un prolungamento del mio corpo, una seconda pelle. spesso penso che con la macchina compenso la velocità che senza non riesco a raggiungere, tranne che con la mia mente.
    agile, veloce, sfreccio sicura, senza paura perchè dotata di antenne sottili, che avvertono anche l’ansia tallonante del folle dietro di me, prima che mi lampeggi… allora concentro la mia mente sulle mie quattro gomme sotto di me -sono i miei piedi- e, come in una meditazione camminata, torno alla terra sotto il mio motore, respiro, guardo avanti.. e il folle mi scansa. la prossima volta sarò io la folle dietro qualcuno, per l’ansia dei miei soliti -irrimediabili- ritardi!

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