Indicazioni per arrivare al cielo

Siamo in mezzo alle feste ebraiche. Il capodanno, il giorno di kippur, la festa delle capanne e ovviamente tutte intercalate dalle shabbat ogni venerdì sera-sabato. Cosa vuol dire, oltre una paranoia incessante che ne hai dimenticato una e ora che è finita la pasta o la carta igienica il mercato sarà chiuso?

Vuol dire che c’è tanto tempo per fare passeggiate e il cielo di Gerusalemme di notte è spettacolare. Qui, a 850 metri d’altitudine e in cima della catena di montagne che attraversa il paese dal nord al sud, le nuvole passano con una velocità strepitosa. Guardo sù ad apprezzare per un attimo il cielo scurissimo e le stelle brillantissime, prima che arriva una nuvola che sembra illuminata da sé. Dopo un minuto lei continua per la sua strada è rimango nell’intimità del cielo, lontanissimo e nerissimo come sempre. Arriva la prossima e noto invece quant’è vicina. Infatti, anche di giorno c’è una sensazione che quasi quasi ci sei, basta saltare un pochino più in alto, stirarsi sulla punta dei piedi ed eccole; eccoti a farle solletico con le punte delle dita.

Mi chiedo se il cielo non è un fattore della spiritualità forte di questa città. Il cielo, l’abisso o il fondamento dell’assoluto ti fa riflettere su cose più grandi o profonde, mentre l’estrema vicinanza dello stesso cielo da un senso di familiarità, di intimità o di pertinenza.

Le porte al cielo sono molte a Gerusalemme. Una si trova su via Agripas ed è l’entrata al ristorante Mòrdoch. Ragazzi, non potete immaginare minimamente che bontà… Appena ti siedi ti riempiono la tavola di piccole insalate, di sottaceti, di salse piccanti e di pita. Certo che l’humus è buonissimo e la loro zuppa kùbe è conosciuta in ogni angolo del paese. Ma qui vi indirizzo l’attenzione ai ripieni. Peperoni, zucche, foglie di vite e verza ripieni di riso e di salse. Un morso e stai già volando fra le nuvole, due e hai capito il senso del universo, finisci il piatto e il peso colossale ti ripianta ben bene sulla terra!

A Mordoch si fa un’ottima majàdara buona quanto quella della mia ex-padrone di casa, originariamente dalla città di Aleppo. Riso e lenticchie con la cipolla tagliata fina fina e poi soffritta. Vi assicuro una conversione immediata.

Questo articolo è stato pubblicato in Senza categoria e contrassegnato come da Bar . Aggiungi il permalink ai segnalibri.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *